Il Voto alle Primarie. Includere o Escludere?

C’è una risposta nella Costituzione della Repubblica

Prima di prendere posizione, abbiamo sentito la necessità di informarci, perché il quadro non era facilmente comprensibile, e di sentire opinioni, soprattutto dei diretti interessati, gli immigrati.

Le nostre riflessioni sono dettate dal nostro compito, di diffondere la cultura della Costituzione e di pretenderne l’applicazione, e di promotori, con altri, della Rete Civile contro il Razzismo e la Xenofobia.

Riteniamo la scelta delle primarie, scelta volontaria e, per ora, senza obblighi di legge, molto in sintonia con la Costituzione, che invita le cittadine e i cittadini della Repubblica ad un impegno continuo di partecipazione e vigilanza democratica, e i Partiti politici ad agire con metodi democratici. Inoltre, la estensione ai giovani di 16 anni e agli immigrati regolari della possibilità di voto, attuata in occasione delle primarie nel 2005 e, recentemente, a Milano, si configura come scelta fortemente simbolica di come si vorrebbe fosse ampliata e qualificata la nostra democrazia, con forme espansive e progressive, di come vorremmo dare forma al mondo, con l’esercizio di azioni di governo.

In merito, ricordiamo l’orgoglio con cui gli immigrati condivisero con noi nativi questa facoltà nel 2005, la gioia con cui, poche sere fa, si esprimevano, uscendo dai seggi a Milano, e l’amarezza con cui l’amico Charles THACMENI, presidente di Terra Mia, commentava l’esclusione dalle primarie ravennati. Sono parole che non ci lasciano indifferenti.

Ma c’è un aspetto che risulta ancora meno comprensibile, dal punto di vista dello spirito costituzionale. Non tutti gli immigrati sono “esclusi” da questo importante spazio di sperimentazione democratica. Sono esclusi i non iscritti ai partiti.  E’ così introdotta una discriminazione aggravante.

Questa scelta non è in alcun modo riconducibile a quello che, per Calamandrei, è il più importante degli articoli della Costituzione, l’articolo 3, l’articolo dell’uguaglianza. La scelta di vedere in chi è iscritto a un partito una persona portatrice di più diritti civili e politici di chi non lo è non la troviamo in alcun modo giustificabile.

Le primarie non sono obbligatorie e sono quindi ancora più apprezzabili proprio perché scelta di libertà.

In questo caso Ravenna ha fatto un passo indietro su cui vale la pena riflettere.

E’ opportuno che gli arretramenti siano sottolineati. Non faremmo un buon servizio alla cultura civile della nostra provincia se li metabolizzassimo in silenzio fino a farli rientrare nella consuetudine .

Comitato in Difesa della Costituzione di Ravenna

18 novembre 2010

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