COMUNICATO: Giorni difficili e di grande dolore ma Ravenna non è il far west

La tragedia di Pasqua ha procurato  grande dolore e sconcerto: alla comunità tunisina, alle forze dell’ordine e al giovane carabiniere direttamente coinvolto, alla cittadinanza, sia a quella segnata da forte preoccupazione   che alla cittadinanza attiva che, in questi mesi,  i giovani tunisini profughi con permesso di soggiorno umanitario li ha conosciuti da vicino, al dormitorio pubblico e in alcune attività di “accompagnamento”.

A Padova, negli stessi giorni, è accaduta una tragedia  analoga, circostanza che non ci fa dire “mal comune mezzo gaudio” ma che ci conferma l’esistere di una diffusa difficoltà della nostra società a stare in un mondo di complessità crescente.

Prima di prendere parola abbiamo voluto leggere e ascoltare.

Siamo partiti dall’allarme di don Paolo Trentini, che con forza, e prima della tragedia di Pasqua, ci ha segnalato situazioni di grande criticità, alla luce della sua diretta esperienza sul campo. Criticità che necessita sicuramente di risorse, mezzi e politiche, a partire da quelle nazionali. Ci sarebbe bisogno di politiche ben diverse da quelle che da anni stiamo vedendo, fra respingimenti, rincorsa delle emergenze, soluzioni tampone e spesso inutili.

Abbiamo ascoltato, anche in questi giorni di tragico lutto, i tunisini amici del giovane morto, Hamdi Ben Hessen, i legali dei giovani in carcere, i volontari del dormitorio “il Re di Girgenti” e di “Tracce” che li conoscono molto  meglio di noi, uno ad uno.

L’alternativa non è, come abbiamo sentito  da qualche voce, fra “respingere o buonismo”. E’ nel guardare i fenomeni direttamente in faccia, chiamandoli con il loro nome. Carla Soprani, responsabile del dormitorio “il re di Girgenti”, già durante il convegno del 3 marzo scorso, promosso dal Comitato “Rompere il silenzio”, ha lanciato un forte allarme “Guardate che l’emergenza grave è, e sarà sempre più in futuro, l’alcolismo”.

Fenomeno non solo tunisino, come ben sappiamo noi ravennati da anni, con gli happy hours spesso incontenibili fino alla tragedia del treno di poche settimane fa.

E’ un grave fenomeno sociale, da affrontare soprattutto con prevenzione, educativa e culturale, che non dà frutti immediati, ma che sicuramente può darli.

Quando leggiamo in una nota di una forza politica ravennate che l’Italia non è in grado di “contenere” 80000 immigrati, vediamo emergere una disinformazione grave, di chi non conosce la realtà europea che ha ben altri numeri, né sa che dell’immigrazione l’Italia ha bisogno, non solo per vivere, ma anche per sopravvivere, come emerge con chiarezza dall’ultimo rapporto Caritas del 2011.

Un’altra affermazione della stessa nota ci ha creato sconcerto: gli immigrati, in gran parte clandestini, “rafforzano la schiera di delinquenti che non provengono dalla nostra cultura, non hanno i nostri valori e neppure i nostri freni”.

L’alcolismo è, purtroppo, con la droga, un fenomeno sovranazionale, come ben sanno i nostri estivi lidi, che di freni, in questi anni, ne hanno visti pochi, con i “nostri valori” che vanno in soffitta ogni fine settimana. Oggi emerge un fenomeno in parte nuovo,  in particolare nel mondo giovanile, italiano e non solo: una certa trascuratezza nel non riuscire a fare i conti con la vita umana e i suoi limiti. Un tempo l’alcolismo riguardava soprattutto le persone attempate, ora soprattutto i giovani. Perché?

In questi giorni tristi il compito che ci siamo dati, oltre ad esprimere ai giovani tunisini e alla famiglia colpita le nostre condoglianze, è di contrastare i tanti stereotipi, ovunque compaiano.

Ai ragazzi tunisini stiamo dicendo di non cadere nel grave errore di pensare, e di dire, che per le forze dell’ordine i tunisini “sono tutti delinquenti”, e che i ravennati sono razzisti e xenofobi.

Non è così. La tragedia di Pasqua poteva colpire, come è già accaduto, anche italiani, e per ragioni simili.

Alla cittadinanza ravennate vogliamo dire che la maggior parte dei giovani tunisini che abbiamo conosciuto non sono delinquenti, anzi, hanno una grande sete di “normalità”.

Sono però in grande difficoltà. Vivono  all’addiaccio, dopo la chiusura delle tende e della stazione, avrebbero bisogno di punti di riferimento che faticano a trovare, sperano in un lavoro, vorrebbero avviare percorsi di integrazione. Stiamo cercando di dare loro una mano,  ma le nostre forze sono poche.

Un tragico paradosso: dei tre tunisini Hamdi Ben Hassen era il più integrato, aveva un lavoro, era sposato con una italiana. Una conferma drammatica che ogni generalizzazione è fuorviante.

Inoltre, stiamo dicendo  ai giovani tunisini  che chiedere giustizia è giusto, ma che non si può fare attraverso accuse ingiuste e non accertate.

E che siamo certi che la magistratura farà con il massimo di competenza e di rigore le proprie indagini per l’accertamento dei fatti.

Ribadiamo una convinzione già espressa in altre occasioni. Di fronte al problema “vecchie e nuove povertà, e all’immigrazione dal nord  Africa” la comunità ravennate potrà agire con efficacia solo se saprà “farsi rete” di Enti pubblici, sindacati, movimenti cooperativi, associazionismo e volontariato.

I partiti che fanno riferimento ai valori della Costituzione potrebbero svolgere un grande ruolo creando, attraverso le proprie organizzazioni territoriali, occasioni di informazione e comune crescita civile. Fu fatto all’inizio degli anni Novanta, quando l’emergenza “bosniaci” venne affrontata in modo coeso e solidale.

Oggi la gravissima crisi economica rende tutto più difficile. Ma è una ragione in più per percorrere la stessa strada.

La nostra città non è un far west, evocato in un’altra nota politica letta in questi giorni. Ha una grande storia di coesione e di solidarietà.

C’è il tempo per agire e una volontà diffusa da raccogliere, coltivare, mettere in rete, perché questa storia, nei tempi non propizi che stiamo vivendo, non si disperda e continui a dare frutti di civiltà.

Don Milani diceva: “Uscire da soli dalle difficoltà è egoismo, uscirne insieme è politica”.

Rete Civile contro il Razzismo e la Xenofobia

Comitato “Rompere il silenzio”

Ravenna, 13 aprile 2012

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