“Si, finalmente”. Con queste semplici parole abbiamo accolto, a suo tempo, la fine del governo Berlusconi. La speranza diffusa in quel momento era che in tempi rapidi il Parlamento mettesse mano a una riforma elettorale che, superato il Porcellum, cioè un orrore anticostituzionale, consentisse di ridare al “popolo sovrano” la facoltà di tornare velocemente a nuove elezioni. Quali altre riforme sarebbero state urgenti per rimettere in piedi la Repubblica? Una legge per impedire ogni conflitto di interesse e leggi per fermare la corruzione dilagante che ha precipitato l’Italia in una situazione peggiore di quella che fu “Tangentopoli” e che corrode, fino quasi a cancellarla, la fiducia nei partiti e nelle istituzioni. In un paese stremato da una crisi economica che si prolunga e peggiora, quello che invece stiamo vedendo è molto grave. Il parlamento fatica a trovare un accordo su una nuova legge elettorale e sembra, invece , trovare una possibile maggioranza su una nuova ipotesi di riforma costituzionale. Riteniamo questo impossibile, inaccettabile. Questo Parlamento, che non gode più, e su questo non c’è alcun dubbio, della fiducia degli italiani, non può mettere mano alla Costituzione, né, tantomeno, con proposte cancellate dal referendum del 2006. Una eventuale maggioranza dei due terzi di questo Parlamento che, con il Porcellum, significa il trenta per cento degli elettori votanti, si accinge ad approvare senza la possibilità di fare poi referendum abrogativi il rafforzamento dell’esecutivo e l’indebolimento delle prerogative del Presidente della Repubblica, quello che a suo tempo Leopoldo Elia definì “un premierato assoluto”, per fortuna bocciato dal referendum del 2006. Queste almeno sono le notizie che stiamo leggendo sulla stampa. La nostra è una Repubblica parlamentare che non potrebbe sopportare uno stravolgimento di tale portata. Inoltre, che cosa della attuale crisi della politica e della democrazia rappresentativa ha cause derivanti dalla Costituzione? O, piuttosto, è la scarsa e discontinua applicazione della Costituzione che ha causato i disastri civili e sociali che sono sotto i nostri occhi? Un’unica riforma costituzionale sarebbe possibile, anzi auspicabile e urgente, per sottrarre la Costituzione a pericoli di incursioni distruttive: la modifica dell’articolo 138, che alza il quorum della maggioranza necessaria per introdurre modifiche. Da tempo proposte di riforma costituzionale in tal senso sono state depositate in Parlamento. Da tempo, subito dopo la vittoria referendaria del 2006, l’Associazione Nazionale Salviamo la Costituzione lo chiede. Non altro. Questo Parlamento non deve, non può “attorno alla Costituzione” fare altro che questo. Faremo sentire la nostra voce alle forze politiche. Faremo domande e chiederemo risposte. Promuoveremo incontri per informare ed entrare nel merito. Non è possibile che un tentativo di modifica sostanziale della Carta avvenga nel silenzio, senza che la pubblica opinione sia informata e partecipe, complice la disperazione sociale crescente. Come se nulla fosse, fin qui, accaduto. Mentre, in questi terribili anni, la Costituzione materiale è stata manomessa, oggi la si vuole manomettere anche formalmente? Perché? I Comitati in difesa della Costituzione della Provincia di Ravenna 6 aprile 2012
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