No. Di Ambrosoli Non Si Può Parlare Così

NO. DI AMBROSOLI NON SI PUO’ PARLARE COSI’

Eppure, non mi stupisce la cinica considerazione di Andreotti in merito ad Ambrosoli, “che se la cercava”. Cinismo, raggiungimento del potere, mantenimento del potere, costi quel che costi. Questa è stata la pratica e la concezione della politica non solo per Andreotti, ma per molti “con” o “accanto a” lui.

Non è un caso che Moro, un “diverso”, sia stato cancellato dalla scena pubblica, e solo i nostri nipoti, forse, sapranno da chi è perché.

Non è un caso che il “mite” ravennate Zaccagnini sia stato un perdente, nel suo partito, la DC, e nella Repubblica. Andreotti è l’emblema più significativo di quanto la Repubblica italiana “reale”, anche la cosiddetta prima Repubblica, sia stata lontana dalla lettera e dallo spirito della Costituzione.

Che Cossiga, a suo tempo, abbia nominato senatore a vita Andreotti, dice molto più di ogni discorso. Trame e poteri occulti, P2 e mafia nello Stato, allora ed oggi.

Eroi “borghesi”, come Ambrosoli, e magistrati, come Falcone e Borsellino, sono stati custodi della Costituzione, che dovrebbe invece essere la bussola del Parlamento e dei rappresentanti eletti dal popolo.

Tutto è stato stravolto, in particolare dalla fine degli anni Settanta in avanti.

Le parole di Andreotti hanno un unico merito. Ci restituiscono chi veramente Andreotti è.

Non sempre è così per le parole che gli uomini di potere di oggi pronunciano.

Per quanto mi riguarda, nessuna nostalgia della prima Repubblica.

Grande è, invece, la preoccupazione per la seconda che non nasce, o che rischia di nascere con tratti ancora più lontani dalla lettera e dallo spirito della Costituzione.

Maria Paola Patuelli

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