Siamo cittadini, uniti in Comitati che formano una Rete, simbolica e reale.
Si chiama Rete per la Costituzione.
A pochi giorni dallo scandalo di Expo 2015, in questi giorni apprendiamo degli arresti a Venezia per la vicenda Mose.
Tra gli arrestati il sindaco di Venezia Orsoni, l’assessore regionale alle infrastrutture Chisso, il consigliere regionale Marchese, imprenditori, ufficiali della Guardia di Finanza, presidenti e componenti del Consorzio Venezia Nuova, magistrati delle acque e della Corte dei Conti. Per l’ex presidente della Regione Veneto Galan, oggi deputato, l’arresto è in attesa dell’autorizzazione da parte dell’aula parlamentare.
Un’inchiesta giudiziaria che è arrivata a queste misure dopo anni di indagine.
L’ennesima inchiesta penale che dimostra come in questo Paese i cittadini non possano più restare passivamente in attesa di sapere se coloro che sono stati eletti per ricoprire ruoli istituzionali svolgano onestamente il loro compito.
Non intendiamo più accettare che la fiducia affidata per amministrare il bene comune venga costantemente tradita da condotte penalmente illecite che solo le doverose inchieste della magistratura italiana fanno conoscere nella loro estrema gravità.
Abbiamo chiaro che è ormai diffusamente pervicace il disegno di evitare i doverosi controlli sulle grandi opere da realizzarsi con i fondi pubblici.
Chi dovrebbe controllare nelle migliori delle ipotesi non controlla; nel peggiore dei casi utilizza il proprio potere per partecipare alla illecita spartizione di denaro pubblico.
Non possiamo più accettare che la vita nazionale sia scandita dal passivo recepimento di notizie di cronaca giudiziaria che dimostrano, ancora una volta, come l’unico organo di controllo e di garanzia della legalità che funziona secondo i dettami della Costituzione sia la magistratura.
Chiediamo che l’informazione, in particolare quella televisiva pubblica, assuma posizioni precise.
Non possiamo più accettare di assistere a dibattiti pubblici televisivi in cui sono ospitati soggetti che rivestono ruoli istituzionali e sono contemporaneamente indagati, imputati, condannati e pregiudicati.
L’unico “garantismo” – parola di cui si continuano a riempire la bocca svariati soggetti – è la tutela di una intera collettività nazionale che ha il diritto costituzionale di essere rappresentata da cittadini che hanno il dovere di adempiere con disciplina ed onore le funzioni pubbliche loro assegnate.
Non possiamo accettare, come già si è sentito dire in alcune dichiarazioni pubbliche, che all’ennesima notizia di cronaca giudiziaria si sostenga un’antropologica tendenza italiana alla corruzione: è divenuta intollerabile questa offensiva equiparazione tra chi è cittadino amministrato e chi, cittadino che amministra, viola i doveri a cui è chiamato.
Questo Paese è una grande collettività di persone.
Chi le rappresenta ha il dovere di dare conto delle proprie azioni.
E questo, molto prima che intervenga l’organo giudiziario.
“Rete per la Costituzione”