Per la Scuola

Piero Calamandrei, Per la scuola, Introduzione di Tullio De Mauro, Nota storico-bibliografica di Silvia Calamandrei, Palermo, Sellerio editore, 2008.

“È un inferno governare con le regole della Costituzione”; così il presidente del Consiglio in una sua recente esternazione. Affermazioni di una gravità inaudita, che in qualunque altro paese civile avrebbero portato alle dimissioni immediate e senza appello del capo del Governo (che, ricordiamolo, giura fedeltà alla Costituzione della Repubblica), ma che qui da noi, fatta salva la pronta mobilitazione dei soliti noti, sono passate quasi inosservate. Se tutto ciò può accadere è perché la società italiana vive una crisi profonda, morale prima ancora che politica, e sembra aver perduto, con il senso delle istituzioni e il rispetto delle regole (in Italia già tradizionalmente deboli), la capacità stessa di indignarsi. Una società atomizzata, anarcoide, egoista e diseguale, sempre meno res publica e sempre più giungla dove vige la legge dell’homo homini lupus. Tra i motivi principali della crisi morale del nostro Paese vi è la lenta disgregazione della scuola pubblica, che non a caso l’attuale Governo sta cercando in ogni modo di smantellare.

Questa raccolta di testi di Piero Calamandrei (1889-1956), che della Costituzione è stato uno dei padri nobili e dei maggiori e più appassionati propugnatori e apologeti, ci ricordano la centralità della scuola pubblica (che Calamandrei, con felice intuizione, considerava alla stregua di un vero e proprio “organo costituzionale”) nella vita democratica della Nazione. Scuola pubblica (non di questa o quella chiesa, di questo o quel partito, di questa o quella setta, quali che siano) innanzi tutto come garanzia di eguali opportunità e eguali diritti, e dunque come palestra di democrazia e di convivenza civile. Quindi come veicolo di un’istruzione veramente libera, che educhi non solo alla conoscenza ma anche e soprattutto alla capacità e all’indipendenza di critica e di discernimento. Scuola pubblica come fucina delle future classi dirigenti, intese nell’accezione più ampia del termine, che siano competenti e consapevoli del proprio ruolo, abbiano senso del dovere e onorino la Repubblica.

In altre parole – ci dice il grande giurista –, senza una scuola libera, onesta e responsabile non può esiste una società libera, onesta e responsabile. In una società libera, onesta e responsabile – aggiungo io col senno di poi – non è accettabile un presidente del Consiglio che denigra pubblicamente la Costituzione alla quale (mentendo) ha giurato fedeltà.

Basta ciò per capire quanto questi lucidi testi di Piero Calamandrei (In difesa dell’onestà e della libertà della scuola; Difendiamo la scuola democratica; Contro il privilegio dell’istruzione), risalenti a oltre sessant’anni fa, suonino in realtà attualissimi, in un momento in cui la scuola pubblica soffre di asfissia galoppante mentre per converso, più o meno apertamente, si dirottano ingenti somme di denaro pubblico alla scuola privata confessionale, col pretesto di salvaguardare una malintesa libertà.

«L’analisi di Calamandrei – nota Tullio De Mauro nella bella Introduzione – si impone oggi come ieri. Passa attraverso la capacità di promuovere una istruzione che rialzi in tutta la società i livelli di cultura, la possibilità di realizzare una compiuta democrazia che dia a tutti e tutte una effettiva pari dignità».

Auguriamoci pertanto che la scuola e la società italiana tornino presto e vedere tempi migliori.

Alessandro Luparini

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