La Fiat di Pomigliano? E’ Fuori dalla Costituzione

Il 16 ottobre saremo a Roma con la FIOM.

Il questi anni il nostro compito è stato quello di agire in difesa della Costituzione, ovunque fosse minacciata, nell’assalto alla Magistratura, nei tentativi di stravolgimento della Carta, nel progressivo svuotamento del ruolo del Parlamento.

Oggi si aggiunge, alla aggressione alle Istituzioni della Repubblica, il più grave attacco, da quando la Repubblica è stata fondata, al mondo del lavoro e ai diritti delle lavoratrici e dei lavoratori sanciti dalla Costituzione, che lo Statuto dei Diritti dei Lavoratori, in vigore dagli anni Settanta, aveva messo in sicurezza, dando così corpo alla lettera e allo spirito della Costituzione.

Vale la pena citare alcuni articoli, se è vero che, come disse a suo tempo Ciampi, la Costituzione è la nostra Bibbia Civile, risultato di secoli di prove ed errori, di conflitti basati sulla forza. Ma lo è solo se la conosciamo e ne abbiamo una memoria continua, vademecum di cittadinanza per tutte e tutti, per chi sta crescendo, per chi studia, per chi lavora, per chi si trova nella terza età.

Art.1“L’Italia è una Repubblica fondata sul lavoro. La sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione.”

Non ci sarebbe Repubblica se non ci fosse chi lavora, in ogni suo ambito, per sostenerla nell’essere Res Publica, Repubblica di tutte e tutti.

Art.4 “La Repubblica riconosce a tutti i cittadini il diritto al lavoro e promuove le condizioni che rendano effettivo questo diritto…..”

Numerosi diritti nel corso della storia della Repubblica sono stati, anche se lentamente e in modo incompleto, conquistati. Quello al lavoro è il meno realizzato, e, oggi, rischia di essere del tutto vanificato, in assenza di politiche dei pubblici poteri costituzionalmente orientate. 

Art. 39 “L’organizzazione sindacale è libera…..E’ condizione per la registrazione [presso uffici locali o centrali] che gli statuti dei sindacati sanciscano un ordinamento interno a base democratica…..Possono, rappresentati unitariamente in proporzione dei loro iscritti, stipulare contratti collettivi di lavoro con efficacia obbligatoria per tutti gli appartenenti alle categorie alle quali il contratto si riferisce.”

Un ordinamento democratico non può prescindere dalla volontà di chi è rappresentato, né contratti di singole aziende possono contraddire contratti collettivi. L’accordo di Pomigliano è fuori dalla Costituzione come la CGIL e la Fiom sostengono fin dall’inizio. Non è un caso che il prossimo obiettivo della Fiat sia la vanificazione del contratto collettivo  e, con l’aiuto dell’attuale governo, la modifica della Costituzione anche negli articoli riguardanti il mondo del lavoro.

Art. 40 “Il diritto di sciopero si esercita nell’ambito delle leggi che lo regolano”. L’accordo di Pomigliano è fuori dalla Costituzione e dalle leggi che regolano lo sciopero. Non è un caso che si voglia mettere mano a una nuova legge che riduca i diritti. In nessun altro paese europeo sarebbe stato concepito e approvato un accordo come quello di Pomigliano.

Art. 41 “L’iniziativa economica privata è libera. Non può svolgersi in contrasto con l’utilità sociale o in modo da recare danno alla sicurezza, alla libertà, alla dignità umana. Le legge determina i programmi e i controlli opportuni perché l’attività economica pubblica e privata possa essere indirizzata e coordinata a fini sociali”.

Vale la pena conoscere a menadito questo articolo, che condensa secoli di lotte sociali e civili che hanno trasformato il lavoro da pena, oppressione e sfruttamento a valore sociale, se compiuto con dignità e nella considerazione sociale della sua utilità. Lavoro bene comune, ci ricorda con grande efficacia la Fiom nel manifesto con cui indice la manifestazione del 16 ottobre.

Gli Stati in Europa, soprattutto dopo  la seconda guerra mondiale, nelle nuove Costituzioni e nella Dichiarazione Universale dei diritti hanno “scritto” che la libertà della iniziativa economica non può prescindere dalla dignità di chi lavora.  La deregulation di Reagan e Tatcher hanno invece favorito una mondializzazione economica senza regole e senza limiti. Negli altri paesi d’Europa la situazione è difficile, ma le leggi e le regole per ora resistono. In Italia vacillano, in assenza di un Governo che assuma il dovere costituzionale della difesa dei diritti e che ritiene la Costituzione un “vecchio arnese” di cui liberarsi, facendo  della deregulation, scambiata per libertà, il terreno su cui i più forti vincono. Una visione cinica e miope, una modernizzazione che guarda al passato. Non a caso sta tornando la schiavitù (e non è un modo di dire), lo sfruttamento brutale, lo scambio, favorito dalla disperazione, fra lavoro e diritti, il disprezzo per la persona, l’immigrazione voluta per meglio sfruttare e disprezzata nella sua umanità.

La storia d’ Europa ha già visto e sperimentato tutto questo. Abbiamo gli strumenti politici e culturali per opporci.

E’ quindi nostro dovere opporci ed essere con la FIOM il 16 ottobre.

Comitato in Difesa della Costituzione di Ravenna

11 ottobre 2010

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